Un Nuovo Natale
C’è il Covid e arriva il Natale… Dai media il messaggio è unanime: sarà un Natale diverso, più sobrio, meno pantagruelico.
Insomma, dobbiamo stare chiusi in casa e seguire l’invito a “riscoprire il vero significato del Natale”. Già… e quale sarebbe “il vero significato del Natale”? Il Natale ha tanti significati, e non uno solo come spesso si sottintende e si dà per scontato.
Cominciamo col dire che il Natale non è una festa cristiana, o meglio, lo è diventata, ma lo si festeggiava già anche prima dell’avvento del cristianesimo. Era la festa del Sole Invitto, che si celebrava durante il solstizio d’inverno, cioè nei dintorni del 21 dicembre. Il senso era semplice, il solstizio d’Inverno è la notte più lunga, ma da quel momento in poi il sole “risorge” non sconfitto(invitto) dalla notte, le giornate a poco a poco si allungano e la luce torna a sovrastare il buio nel ritmo circadiano, raggiungendo la parità all’equinozio di Primavera e trionfando il giorno del solstizio d’Estate. Da lì in poi avverrà il contrario… il buio tornerà a sottomettere la luce, pareggiando i conti all’equinozio d’Autunno e raggiungendo il culmine nel solstizio d’Inverno. Ma ancora una volta il Sole non verrà sconfitto e un nuovo Dies Natalis Solis Invicti festeggerà la sua rinascita… e via di questo passo. Quando si affermò il Cristianesimo (grazie, vorrei ricordarlo, alla sequenza Editto di Milano (313) – Concilio di Nicea (325) – Editto di Tessalonica (380) – Decreti Teodosiani (391-392) processo POLITICO che fece nascere l’istituzione ecclesiastica) anche le feste religiose “pagane” subirono un adeguamento e il Dies Natalis Solis Invicti fu mantenuto (era una festa molto sentita) ma assunse per i cristiani un valore SIMBOLICO: come la luce del sole vince le tenebre della notte, così la luce di Cristo vince le tenebre della morte. La festa c’era già, era un peccato buttarla… quindi l’hanno mantenuta cambiandole significato.
Perciò lungi da voi l’idea che Gesù sia nato il 25 di dicembre. Non è il suo compleanno. Altra idea da toglierci dalla testa è che Babbo Natalie sia Gesù Bambino anziano. Santa Claus è un’altra storia ancora, della quale, per il momento non voglio occuparmi.
Simbolo del Natale cristiano è Il presepe, una tradizione antica e medievale nata in Italia e diffusasi poi in tutto il mondo. Gli elementi che lo compongono hanno origini differenti, in parte derivano dai Vangeli di Matteo e Luca, in parte dai vangeli apocrifi. Il presepe è la chiara testimonianza di come la Chiesa utilizzi quello che gli serve. I vangeli non canonici furono dichiarati apocrifi dopo il concilio di Nicea, ma gli elementi contenuti, utili alla causa sono stati sapientemente riciclati. Della serie, dell’apocrifo non si butta via niente.
La mia preferenza però va all’albero, tradizione nordica, molto diffusa nell'area tedesca. La Chiesa delle origini ne vietò l'uso sostituendolo con l'agrifoglio, che simboleggia con le spine la corona di Cristo e con le bacche le gocce di sangue uscite dal capo del Capo. L’albero fu associato alla figura di Gesù, come simbolo dell’immortalità e della Trinità (data la forma triangolare). In seguito la Chiesa ha elaborato i collegamenti più vari tra l’albero e la figura del Cristo, ideando una simbologia ad hoc.
A me l’albero piace perché permette di vedere il Natale in un’ottica moderna, che collega Scienza, e contratto sociale, razionalità e amore fraterno. La vita sulla Terra dipende dal Sole, il nostro pianeta è un sistema termodinamicamente aperto (si dice così) perché può ricevere energia dall’esterno. Se la nostra stella nana si spegnesse, moriremmo tutti entro otto minuti (il tempo necessario a un raggio di Sole per raggiungere il nostro pianeta). L’energia solare ci riscalda, ma la vita non è una questione che si risolve solo con la temperatura. Se così fosse, gli enti gestori del gas sarebbero semidei pur avendo un tariffario discutibile. La vita dipende dal Sole e il “sistema Terra” è in grado di sfruttarne l’energia grazie alla clorofilla presente nei vegetali. La chiave di tutto è la fotosintesi clorofilliana, un processo che – come dice il nome stesso - “sintetizza” cioè “costruisce, mette insieme” (cosa? Gli zuccheri! Anche se non è espresso) grazie all’energia solare (foto = luce).
Gli zuccheri auto-costruiti sono il nutrimento per le piante medesime (perciò si chiamano organismi autotrofi) ma quelle stesse piante, a loro volta diventano cibo per gli erbivori, che sono alimenti per i carnivori e così via… secondo la ben nota sequenza circolare della catena alimentare. Particolare di non poco conto, il “materiale di scarto” di questo processo (incredibile ma vero!) è l’ossigeno che prodotto in grande quantità arricchisce l’atmosfera.
Il Sole che rinasce, quindi, non è certo un dio come pensavano gli antichi e l’albero, in fondo, fa quello che fa per il proprio tornaconto, ma – ed è questo il punto! - senza Sole e senza alberi noi non potremmo vivere. Festeggiare il Sole e l’albero, vuol dire celebrare la vita e vale per tutti gli esseri umani, di qualunque razza e religione. Che poi tutto questo sia frutto del caso o di un intervento divino, poco importa, agnosticamente sospendiamo il giudizio. A scanso di equivoci, ringraziamo l’Altissimo o godiamoci il colpo di culo.
L’importante è festeggiare insieme, perché il Sole e l’albero uniscono l’umanità. Non può essere solo la pandemia a farcelo capire.